Il genio
Giovanni Rinaldi
le origini
Giovanni Rinaldi nacque a Reggiolo il 27 dicembre 1840 da Pietro e Rosa Manfredini. All’età di dieci anni, a causa del suo temperamento piuttosto vivace, venne mandato a studiare presso il Seminario Vescovile di Correggio.
Qui il piccolo Rinaldi, per nulla incline agli studi umanistici e alla vita collegiale, iniziò ad eseguire alcuni motivi su un vecchio pianoforte abbandonato rinvenuto in una stanza fuori uso. Fu il maestro Fernando Asioli, allora docente di musica nello stesso Seminario, accortosi delle potenzialità del giovane, a consigliare i familiari di indirizzare il ragazzo verso studi musicali. Lasciato perciò il Seminario di Correggio nel 1854, venne iscritto al Conservatorio di Milano dove nel 1861 si diplomò sotto la guida di Antonio Angeleri e Francesco Sangalli.
la vita
Durante gli anni milanesi conobbe Gioconda Anfossi, studentessa di pianoforte, che sposò nel 1864 a Genova, città in cui qualche anno prima l’ex compagna di studi si era trasferita come insegnante presso l’Istituto Donsieur.
Nel capoluogo ligure il Rinaldi si stabilì definitivamente nel 1871 in un’abitazione di Salita Multedo, dedicandosi completamente alla famiglia e all’insegnamento. Nutrì grande passione per la composizione musicale (erano da lui molto apprezzati i compositori italiani, Mascagni in particolare). Grande spazio occupavano anche la lettura e la poesia sia classica che contemporanea, con interesse particolare per il Leopardi e i poeti della tarda Scapigliatura.
Tra i frequentatori di casa Rinaldi vi furono anche nomi illustri quali il poeta Arturo Graf, Arrigo Boito, Amilcare Ponchielli, Giuseppe Martucci e persino lo stesso Giuseppe Verdi che vi si recò nel 1893.
le opere
Risale al 1879 l’opera “Da un romanzo: povera Mimì”, composizione per pianoforte ispirata ad alcuni versi del poeta Domenico Milelli originario di Catanzaro. Anticipò di 14 anni la celebre Mimì della Boheme di Puccini. Insieme al violinista Camillo Sivori, a Genova, suonò anche per Giuseppe Garibaldi ospite presso la casa del genero, il generale Stefano Canzio. Per la sua musica malinconica i tedeschi arrivarono a definirlo “lo Chopin italiano”.
la commemorazione
Nella sua abitazione, accanto alla moglie, fedele compagna di una vita, il 25 marzo 1895 Giovanni Rinaldi si spense quasi improvvisamente nella lettura di alcune pagine del Mascagni.
A Reggiolo, dove tornava sempre più di rado, la notizia della sua morte fu accolta con dolore e qualche anno dopo fu ricordato con un evento che vide la partecipazione di Enrico Panzacchi.
Tre anni dopo, nel 1898, la sua città adottiva commemorò il compositore reggiolese con un concerto presso il Teatro Carlo Felice, diretto dal maestro Carlo Lonati, a cui parteciparono anche le figlie Ernestina – che sarà la madre di Nino Rota – e Margherita.
Nel ventennale della morte “Vita Musicale”, la rivista mensile illustrata dall’Associazione Italiana di Amici della Musica, gli dedicò il numero nel 1915.
La produzione
Rinaldi ha lasciato una ricca e variegata produzione musicale concepita esclusivamente per il pianoforte e basata essenzialmente sulle piccole forme: bozzetti, impressioni, quadretti pittoreschi. Musica da salotto costruita tuttavia con solida concezione strutturale e tecnica e con una ricca tavolozza armonica che lo pone certamente in una posizione non passatista, al contrario, aperto al nuovo e attento alle atmosfere che arrivavano d’oltr’Alpe.
Testi di Francesco Fava, tratti dal libro “Post fata resurgo”, edizioni Lui Editore, Reggiolo 2021 (fonte: A. Zagni, “Giovanni Rinaldi” edizioni del Corno d’Oro, Reggiolo 1968), e di Luigi Pagliarini
Il Lascito
Una significativa e preziosa donazione arricchisce il patrimonio culturale del Comune di Reggiolo: Francesco Lombardi, discendente di Giovanni Rinaldi e nipote di Nino Rota ha donato 82 spartiti musicali originali del grande compositore scomparso nel 1895.
Giovanni Rinaldi, prolifico compositore con un catalogo di 150 opere, ha visto la sua eredità musicale interamente catalogata grazie all’impegno di ricerca di Lorenzo Zanchin. Oltre agli spartiti donati da Lombardi, Zanchin ha recuperato le copie di altre 68 opere provenienti da archivi e biblioteche di diverse regioni italiane, tra cui Toscana, Liguria e l’Emilia.
Lombardi ha inoltre richiesto al Comune di Reggiolo la catalogazione e la disponibilità online degli spartiti, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza delle opere del musicista reggiolese.
I preziosi spartiti originali sono conservati presso la biblioteca di Reggiolo, affiancati da una copia digitale, pubblicati e resi accessibili attraverso il sito della Biblioteca Musicale Petrucci (IMSLP), che si impegna a diffondere la musica di pubblico dominio in tutto il mondo.