una storia

lunga 400 anni

Il teatro

Le origini

Sulla scorta di un dipinto del pittore parmigiano Ambrogio Viarana datato 1614, si può far risalire la costruzione del Teatro almeno ai primi anni del Seicento. Un documento del Catasto Asburgico del 1750 attesta l’esistenza di un Teatro della Comunità sul sito dell’attuale. Questo riferimento storico circa l’esistenza dell’edificio nel contesto del sec XVI ne fa uno dei più antichi teatri d’Italia.

1613-Antonio-Viarana
1613-Antonio-Viarana
Estratto del Catasto Asburgico

il primo ampliamento

Maria Luigia, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, autorizzò il podestà Ferdinando Bianchi a realizzare un importante intervento di ristrutturazione, su progetto dell’architetto Luigi Sottili, i cui lavori, dal 1832 al 1838, portarono il Teatro all’attuale configurazione. Il costo fu sostenuto per 4.000 lire a carico della comunità e per 230 lire grazie all’acquisto dei palchi da parte dei cittadini più facoltosi di Reggiolo.

Il Teatro fu così dotato di tre ordini di 18 palchi ciascuno, di uguali forme e dimensioni, ognuno dei quali poteva ospitare sino a sei persone. La platea, a ferro di cavallo molto allungato, era capace di un centinaio di posti. Per contenere le spese, palchi e balaustre furono costruiti con legno di pioppo e ricoperti con tela di iuta decorata, da un artista che volle restare anonimo, con motivi a trompe l’oeil.

Il Teatro era dotato anche di scenari del Piazza, andati perduti e di un sipario, ispirato al trionfo di Pallade Atena, opera non di Biagio Martini, come s’è a lungo creduto, ma di Gianbattista Borghesi, suo allievo e autore anche dell’uguale sipario del Teatro Ducale (poi Regio) di Parma, fatto costruire da Maria Luigia negli anni 1821-29.
Il rinnovato Teatro Comunale fu inaugurato nell’Agosto del 1838.

Un vero gioiellino per il nostro Bel Reggiolo

Matteo p.

Rocca, Palazzo Sartoretti e Teatro Rinaldi - 1950 circa

Nuovi interventi architettonici

Un altro intervento, che ne fa un bell’esempio di stile Neoclassico ottocentesco, risale al 1880 quando la facciata fu dotata di un pronao che richiama il tempio delle arti, suddivisa orizzontalmente su due livelli: porticato e sala del ridotto sovrastante, separate da un cornicione modanato. Verticalmente la ripartizione è in tre parti, intervallate da colonne e lesene: il porticato è costituito da tre aperture, cui corrispondono nel primo piano tre campate con ampie finestre. La facciata è completata nella parte superiore da un elegante timpano classico, ben evidenziato dalle cornici modanate. Intorno al 1930 il pittore Giuseppe Moscardini (Modena 1882- Guastalla 1943) decorò il soffitto dell’ingresso e gli ambienti attigui con greche, cornici, volute ed eleganti motivi floreali. Al centro del velario della sala rappresentò la Musica e, agli angoli, eseguì quattro medaglioni con i ritratti di Donizetti, Rossini, Verdi e della gloria locale, il compositore per pianoforte Giovanni Rinaldi, che sarebbe poi diventato il nonno del celebre compositore Nino Rota.

le difficoltà

la rinascita

Attivo fino al 1940, il teatro rischiò di essere venduto e abbattuto nel 1960 per far posto a un cinema: si salvò per il cavillo escogitato dal notaio Giuseppe Veneri che si appellò ai diritti che avrebbero potuto vantare gli eredi dei palchettisti partecipi del restauro del 1832. Adibito a usi impropri nel periodo bellico e successivamente, il teatro subì un progressivo degrado che lo rese inagibile. Nel 1973 il sipario è andato parzialmente distrutto in un incendio. La parte che si è salvata è conservata ed esposta nella sala del ridotto, unica sala del teatro oltre al Foyer oggi aperta al pubblico. Nel 1986 è stata rifatta la pavimentazione di legno della platea; nel 1992-94 sono stati eseguiti interventi di recupero e sistemazione di palcoscenico, fondamenta, scale, pavimenti.