“LA LOCANDIERA”
di Carlo Goldoni
regia Erika Patroncini
con
Julia Rossi
Filippo Sassi
Erika Patroncini
Giovanni Fusilli
Ennio Cantoni
Alessandra Medici
Aldo Carboni
produzione Nuovo Teatro San Prospero | on Art
Le maschere, intese come personaggio, hanno una storia e una tradizione lunga che si tramanda da migliaia di anni.
Dalla maschera atellana, ai giorni nostri, passando attraverso la Commedia dell’Arte, i caratteri sono sempre precisi, ben individuabili e soprattutto veritieri. Con il passaggio dalla Commedia dell’Arte al teatro goldoniano c’è stato un profondo e netto cambiamento nella scrittura e nella rappresentazione della società: ogni personaggio, e ogni maschera, ha infatti l’intento di raccontare il proprio ceto sociale.
Capitani, servi, innamorati e vecchi sono le quattro figure principali che raccontano la nostra società, in particolar modo all’interno delle commedie.
Ogni personaggio cambia figura: cambia nel modo di comunicare e nel suo aspetto, ma non nella sua psicologia e di conseguenza nel ruolo che compie all’interno della comunità.
Tra capitan Spavento, il Cavaliere di Ripafratta e Ignazio Melone (il famoso vigile creato da Alberto Sordi), infatti, non ci sono grandi differenze. Tutti rientrano in un’unica scrittura che prende spunto dalla realtà. E così vale anche per i servi e soprattutto, nel caso de “La Locandiera”, per i vecchi che sono rappresentati dal Conte di Albafiorita e il Marchese di Forlimpopoli. Quest’ultimi rappresentano il decadimento e il potere economico. E come tali, normalmente vengono derisi e messi in ridicolo.
Al contrario, i personaggi comici come i servi (che qui si rispecchiano nel personaggio di Fabrizio) con la loro simpatia, la loro ironia tagliente e pungente divertono il pubblico narrando gli eventi così come realmente accadono.
Sono, in pratica, la voce sincera e oggettiva dei fatti, quella che in precedenza veniva identificata nella veste dei giullari. Queste voci sono le più realiste e spesso sono le stesse che si incontrano quotidianamente nella realtà.
I personaggi e le maschere sono dunque realmente esistenti, come la figura stessa della nostra locandiera. Un personaggio che con le sue contraddizioni e con la sua voglia di giocare è talmente vero da non poter essere solamente frutto dell’immaginazione dell’autore.
Come una donna emancipata dei tempi odierni, infatti, Mirandolina è un personaggio forte, autoritario, che forse causa la morte del padre, con una gran voglia di vivere e di giocare.
L’emancipazione, o meglio di desiderio di emanciparsi, lo si denota anche nei personaggi delle due commedianti Ortensia e Dejanira.
La locandiera è dunque un testo attuale per moltissimi versi che al contempo rispecchia anche il periodo storico in cui è stata ambientata.
Il popolo ai tempi di Goldoni definiva le attrici donne come persone poco affidabili, ingannevoli, che giocavano con l’altro sesso per ottenere vantaggi. Ed è proprio questa credenza che ripercorre interamente l’opera alimentandola totalmente con inganni e fraintendimenti.
Tutti i personaggi indossano maschere ben caratterizzate: il Conte e il Marchese sono due buffoni che rispecchiano l’alta società decaduta, il cavaliere ipocrita e ingannevole mente soprattutto a sé stesso, e infine il cameriere Fabrizio rispecchia il popolo. Quest’ultimo grazie alla sua natura, è indubbiamente il personaggio più crudo e di conseguenza più sincero e onesto di tutta la vicenda.
La Locandiera proposta da Nuovo Teatro San Prospero, è aderente e fedele al testo originale.